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L'indice Cina

Vanni Lanzoni, Global Financial Planner, Milano, 06/11/2019

Il prodotto interno lordo (GDP) della Cina alla fine del 2018 era di 13.608 miliardi di $, che rappresenta il 21,95% dell’economia mondiale (al secondo posto dopo gli Stati Uniti che pesano per il 33,06%).

 

Questo dato è chiaramente in contrasto con il peso che questa potenza economica ha nell’indice finanziario mondiale, ossia l’1,7%.

 

Questa incongruenza mi fa ritenere che nei prossimi anni sia i piccoli investitori che quelli istituzionali provvederanno ad incrementare il peso dell’azionario cinese nei loro portafogli.

 

Pertanto vediamo se anche l’analisi multi-livello conferma l’irrazionalità della contraddizione appena accennata.

ANALISI MACROECONOMICA

Fonte: Trading Economics

L'economia cinese è cresciuta del 6% su base annua nel trimestre di settembre 2019, rallentando da un'espansione del 6,2 per cento nel trimestre precedente e rispetto alle aspettative del mercato del 6,1%. È stato il tasso di crescita più debole dal primo trimestre del 1992, tra persistenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti, indebolimento della domanda globale e allarmanti prestiti fuori bilancio da parte dei governi locali.

 

La risposta della banca centrale cinese di fronte al rallentamento della crescita economica è stata di abbassare i tassi al 4,20%, il livello più basso raggiunto negli ultimi 10 anni.

 

Nonostante il ribasso, il tasso di interesse reale si mantiene positivo. Infatti l’inflazione si mantiene al 3%.

Deficit/GDP

Debito/GDP

A fronte di un continuo peggioramento del rapporto fra debito e prodotto interno lordo, raggiunto ormai il 50,5% (il valore più alto degli ultimi 10 anni), il governo continua ad applicare una politica economica espansiva aumentando in modo sistematico il budget di deficit, arrivato al -4,2%.

 

Le istituzioni stanno applicando dunque politiche monetarie ed economiche espansive, probabilmente condizionate dalla guerra commerciale intrapresa con gli Stati Uniti, ma iniziate in tempi non sospetti, già 6-7 anni fa. Potremmo chiederci perché. Perché a fronte di una crescita comunque invidiabile del 6%, a fronte di un livello bassissimo di disoccupazione, continuare ad implementare politiche espansive? Per diversi motivi che spaziano dalla propaganda politica (non dimentichiamo che stiamo parlando di un semi regime dittatoriale, difficilmente tollerabile in una situazione di crisi economica) alla necessità di imporsi a livello mondiale come superpotenza mondiale dentro e fuori i propri confini.

 

L’ultimo dato su cui riflettere riguarda il CURRENT ACCOUNT, ossia Il parametro che registra le transazioni di una nazione con il resto del mondo, in particolare il suo commercio netto di beni e servizi, i suoi guadagni netti sugli investimenti transfrontalieri e i pagamenti netti dei trasferimenti, in un determinato periodo di tempo. Il valore dell’ultimo anno si assesta a 0,40% del GDP, in continua discesa negli ultimi 10 anni nonostante le elevate barriere commerciali da sempre presenti in Cina. Questa debolezza però può rappresentare un elemento in più per una conclusione positiva o parzialmente positiva della guerra commerciale in corso con gli Usa.

ANALISI QUANTITATIVA

Uno dei parametri più adottati per interpretare la sopra/sotto valutazione di un indice è il CAPE (ideato dal premio nobel Robert Shiller).

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La Cina risulta tra le prime 10 piazze azionarie più sottovalutate.

Fonte: Star Capital (dati aggiornati al 30 settembre 2019)

ANALISI TECNICA

Il grafico mensile dell’indice cinese più importante, ossia lo Shangai Composite, mostra come la ripresa azionaria cinese successiva al periodo post subprime sia stata meno impetuosa rispetto a quella americana. Inoltre nel 2015 l’indice ha subito una forte discesa, indotta proprio da cause interne relative alla sostenibilità del trend di crescita dell’economia reale, dalla quale il mercato cinese non si è ancora ripreso.

 

Da un punto di vista tecnico, segnalo che tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, l’indice ha toccato la media mobile a 200 mesi (linea gialla) dal quale ha rimbalzato, rimanendo ingabbiato in un triangolo la cui rottura darà un segnale più preciso per i prossimi anni.

 

Il grafico evidenzia quanto si possono dimostrare volatili gli investimenti azionari in questa area geografica, pertanto è consigliabile investire in modo graduale utilizzando un piano di accumulo (PAC).

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Nota bene:
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